Anche il 2017 che sta per chiudersi, statistiche alla mano, vede nei cristiani la comunità umana più perseguitata nel mondo. Sono molte le aree geografiche dove i discepoli di Cristo subiscono un clima di ostilità che va dalla discriminazione in varie forme sino all’aperta persecuzione con il rischio tutt’altro che remoto di perdere la vita.
Tra i contesti più difficili per la Chiesa, come è noto, ci sono le aree a maggioranza musulmana, nelle quali le piccole comunità cristiane vivono quotidianamente l’eroismo della fede. Parliamo ovviamente anzitutto del Medio Oriente, ma anche di alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia.
La situazione è variegata: vi sono luoghi in cui ai cristiani è interdetta la carriera in numerose professioni e ai loro figli è impedito l’accesso ad un’istruzione superiore; luoghi in cui subiscono restrizioni all’esercizio dei più elementari diritti sociali e politici; luoghi in cui l’apparato giudiziario ha due pesi e due misure.
Più ancora, vi suono luoghi in cui l’esistenza dei cristiani è formalmente tollerata, in realtà a mala pena, e poi di fatto quando le loro chiese vengono incendiate o fatte saltare in aria dai terroristi, le forze dell’ordine si girano dall’altra parte; luoghi in cui la conversione dall’slam al Vangelo è punita con il carcere o con la morte.
Nonostante queste condizioni in sé proibitive, i cristiani di questi Paesi resistono e offrono al mondo intero la meraviglia della loro testimonianza: la fede si purifica e si rafforza, i legami di appartenenza alla Chiesa sono più vivi che mai, e l’eroismo con cui aprono le loro attività benefiche a tutti, anche ai nemici, dice meglio di qualunque parole la loro fedeltà al Vangelo.