Il tribunale di Rawalpindi, città pakistana a 30 km da Islamabad, ha condannato giovedì sera 86 estremisti a 55 anni di carcere ciascuno. Gli islamisti sono responsabili dell’organizzazione delle violente proteste che hanno avuto luogo nella Repubblica islamica nel 2018 dopo l’assoluzione definitiva di Asia Bibi, che oggi si trova al sicuro in Canada.
PROTESTE E VIOLENZE
La madre cattolica, che ha passato quasi 10 anni in carcere per false accuse di blasfemia, è stata assolta il 31 ottobre 2018. Dopo il verdetto, il leader del partito estremista Tehreek-e-Labaik, Muhammad Afzal Qadri, invitò i musulmani a «uccidere i giudici» che hanno assolto Asia Bibi e a «ribellarsi ai generali».
Seguirono giorni di violente proteste a Lahore, Islamabad, Karachi. Manifestazioni nelle piazze, nei quartieri, autostrade occupate, città in tilt. Polizia ed esercito furono costretti a intervenire in massa per evitare attentati terroristici e uccisioni di cristiani.
UN SEGNALE POSITIVO PER IL PAKISTAN
Pir Ejaz Ashrafi, altro leader del movimento estremista, ha dichiarato che i condannati per danni a proprietà pubblica, pestaggi di cittadini innocenti e interruzione della normale vita delle città ricorreranno in appello
La sentenza è un segnale positivo per il Pakistan, perché fa capire che il governo non ha più intenzione di sottostare al ricatto degli estremisti islamici. Ad ogni modo, non c’è nessuna possibilità che le persone condannate passino davvero 55 anni in prigione, dal momento che il massimo della pena carceraria previsto in Pakistan è di fatto 25 anni, riporta il Washington Post. Il verdetto però è simbolico ed è stato accolto con favore dalla società civile, al pari di quello che ha portato all’assoluzione della donna innocente.
Fonte: Tempi.it